Quando diventeremo più intelligenti?

17 mag 2011 22:47 , , 0 Comments

Sono diversi anni che rifletto sull'impatto di Internet sul futuro dell'intelligenza umana. Anche se la didattica nelle sQuole resta legata a metodologie antidiluviane, ho sempre pensato che il rapido accesso alle informazioni che ci offre il buon Google, se utilizzato con criterio, potrebbe condurre le future generazioni all'accumulo di un bagaglio culturale nettamente superiore a quello di qualsiasi altra epoca storica. Ma le cose andranno davvero così?
Trattandosi di una domanda sensata, ovviamente, non me la sono posta soltanto io: il Pew Research Center’s Internet & American Life ha svolto nel 2010 un enorme sondaggio tra 895 esperti nelle grandi aziende (Google, Microsoft, IBM, Yahoo!, Intel, HP, Nokia etc.), nelle società (National Geographic, Linux Foundation etc.) e nelle maggiori università americane per rispondere ad alcune domande su come cambierà la nostra intelligenza e la nostra capacità di leggere e scrivere nel 2020. I risultati statistici ed una buona selezione delle risposte più significative, con tanto di autori, sono disponibili sul sito (link).
La prima rassicurazione che il sondaggio ci offre è che probabilmente Google non ci renderà stupidi (76%). Un po' più sconcertante è l'insicurezza su come cambierà il nostro rapporto con la scrittura e con la lettura; non siamo poi così sicuri (65%) che Internet finirà per incrementare le nostre capacità di writing e reading. Più che commentare il sondaggio e le risposte, che sono già molto schematiche e chiare per chi vuole perderci qualche minuto prendendosi una pausa dal monitorare il comportamento degli amici su facebook, vorrei riflettere un po' su questo enhancement dell'intelligenza umana nell'era delle informazioni a portata di click.
Non nutro grossi dubbi sull'effettivo aumento delle conoscenze sia nella media che nei valori più elevati, e credo che sia stupido promuovere una critica sull'imbarbarimento delle conoscenze da parte di Internet senza partire da un riconoscimento dei suoi meriti. Ma perché ci sono tanti docenti disposti a mettere la mano sul fuoco per affermare che le capacità cognitive dei ragazzi, in media, sono 'sempre peggio', quando invece dovrebbero impennare verso l'alto, anno dopo anno?
Non credo che l'impoverimento della qualità in favore della quantità di informazioni, né che l'estrema rapidità di reperimento dei dati che diminuisce l'effettivo sforzo di ricerca (e contemporaneamente di comprensione) siano un argomenti da sottovalutare. Oggi ci bastano tre righe per dire qualsiasi cosa, ed esigiamo che ce ne vengano concesse altre tre di risposta. Quattro sono troppe, non abbiamo più l'attenzione né il tempo per leggerle. Del resto, anche questo post è troppo lungo, per il lettore medio. Il multitasking, inteso anche come attività umana, ci impedisce di approfondire; meglio dieci cose portate a termine in fretta e male che una con calma, perché altrimenti domani ne avremmo da fare nove. Inoltre poter accedere ad innumerevoli informazioni digitando una sola voce limita fortemente l'impegno di comprensione per accedere ai dati e per selezionare i più adatti: per istinto (e spesso per davvero) le prime tre voci di Google sono meccanicamente le più attendibili, il resto è spazzatura.  
Direi che di problemi ce ne sono, ma che, al solito, non bastano come argomenti validi per i soliti del 'si stava meglio quando si stava peggio, lapidiamo Internet!'. In questo senso fondamentale dovrebbe essere lo sforzo della didattica nelle sQuole, come dicevo all'inizio, ad adattarsi per rendere più complete e personali le ricerche, insegnando fin da subito a specificare le fonti e mediando una buona ricerca tra i dati 'sintetici' della wikipedia  e quelli 'analitici' di un libro, di un articolo (ma anche un e-book) vero e proprio. 
Riguardo la capacità di leggere e scrivere, in particolare sulla seconda, avrei qualche dubbio in più. Il ctrl+v è una sana tentazione, anche perché spesso riformulare un pensiero già ben formulato ha una valenza esclusivamente didattica, ma è contrario all'ergonomia; si possono costringere i ragazzi per insegnar loro ad esprimersi meglio, ma nella vita quotidiana questo non accade: se devo spiegare in chat a qualcuno cosa dice la ricerca sul futuro dell'intelligenza del 2010 gli linko direttamente il sito o gli incollo il testo dell'introduzione, non sto di certo a riformulare il tutto con le mie parole per iscritto! Di certo in futuro conosceremo più cose, ma  forse faremo più fatica a riportarle in maniera non-meccanica. 
Ci sarebbe molto da dire, ma spero di aver suscitato quantomeno la riflessione: Internet ci renderà più intelligenti? Di quale intelligenza stiamo parlando? Quanto sarà diventata sintetica la scrittura tra qualche anno? Riusciremo ancora a leggere un libro di oltre mille pagine senza che l'autore non  debba per forza suddividerlo in almeno (come accade oggi) duecento capitoletti da cinque pagine? Riusciremo ancora a leggere un libro? E a scriverlo?
Non ne ho idea (anzi, qualcuna ce l'avrei). Ne riparliamo tra una decina d'anni!

Luca Montini

Il blog del buon Monti: filosofo (br)ontologico, (mal)informatico, happy (true)metallaro, tuttofare museale e teatrale, videogiocatore impenitente, apprendista stregone.

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